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Vuoti gli archivi segreti delle stragi, Minniti: "Ma quelle carte aiutano a leggere la nostra storia" - Repubblica.it Marco Minniti ROMA - "Il senso di questa operazione trasparenza non era trovare la pistola fumante di questa o quella strage. Ma mettere e disposizione dell'opinione pubblica tutto il materiale che prima non era consultabile". Dopo il racconto di Repubblica di martedì sui contenuti dei carteggi riservati del ministero della Difesa ("Sono vuoti i faldoni dell'Archivio delle stragi"), Marco Minniti (Pd), autorità delegata agli 007, replica a chi si sente deluso dal caos che vien fuori dall'apertura degli archivi segreti. Minniti è il responsabile politico della declassificazione dei documenti sulle Stragi fatta grazie alla "direttiva-Renzi".Quindi non è una "beffa" come viene spontaneo chiedersi leggendo nel fascicolo della strage di Piazza della Loggia le informative del Sifar sul vecchio Pci?"No, affatto. È la più imponente opera di declassificazione mai fatta nella storia della Repubblica. Il presupposto è che non esiste un Paese che guardi al futuro se non riesce ad avere una memoria del suo passato che io vorrei fosse condivisa".Neppure nei settanta metri di fascicoli dell'intelligence che saranno consultabili a partire dal 5 dicembre ci saranno i nomi degli autori delle stragi?"È chiaro che in quelle carte non ci sono gli autori delle stragi".Perché?"Perché se ci fossero stati, sarebbero già stati scoperti dai magistrati".Allora qual è il senso di rendere pubblici dei carteggi sapendo che non contengono la verità che tutti da decenni si aspettano?"Guardare quelle carte oggi, a distanza dai fatti, cambia la prospettiva temporale, il che non è indifferente per la ricostruzione non di una verità giudiziaria, ma di una verità storica. Il compito dello Stato, il nostro compito, è di mettere in campo ciò che abbiamo. È un dovere innanzitutto verso i parenti delle vittime dimostrare rispetto per il loro dolore. Noi rendiamo pubblici gli archivi, poi ognuno giudichi".Ma che c'entrano le veline dei servizi sul Pci con la strage di Brescia, da sempre attribuita ai neofascisti?"L'ordine della direttiva Renzi è di trasferire tutto il materiale documentale. La Difesa aveva quei documenti sul Pci, e li ha correttamente resi pubblici".Può garantire che in Archivio arriveranno tutti, ma proprio tutti i documenti?"Tutti. Anche se, per quanto riguarda le carte dei servizi segreti, una apposita commissione sta valutando il rispetto di due tutele previste dalla legge. La prima, la protezione dei dati delle fonti ancora viventi per motivi di privacy, ma soprattutto per la loro sicurezza. La seconda, la protezione dei dati relativi agli 007 stranieri. Un lavoro lunghissimo e molto delicato che porta via tempo perché occorre leggere carta per carta".Molti criticano il fatto che proprio in quella commissione siano stati esclusi gli archivisti. Così, in un certo senso, si toglie un elemento di garanzia. "Non è opportuno che persone estranee alla comunità dell'intelligence possano venire a conoscenza di quei dati sensibili di cui parlavo prima. Il motivo è solo questo, non certo per nascondere qualche carteggio all'opinione pubblica".Repubblica ha già visionato le carte sul sequestro Moro degli 007 declassificate da una precedente direttiva Prodi. Poi quelle dei ministeri della Difesa, degli Esteri. E sul caso Ilaria Alpi. Si ha l'impressione che si tratti di documenti inutili."Consultare gli archivi attraverso elementi sia positivi, che di fragilità, consente di ricostruire a posteriori un pezzo di fiducia con le istituzioni di questo Paese. Queste carte, se guardate con attenzione, danno uno spaccato del Paese. Danno il senso di come il Paese sia cambiato. Ma non è giusto dire che abbiamo bluffato. Il messaggio è che le istituzioni non nascondono più nulla in qualche "armadio della vergogna"".Ma non è che l'enfasi che avete dato all'operazione trasparenza suia stata esagerata rispetto ai risultati?"Intanto dovete ancora aspettare di vedere i documenti dei servizi segreti consultabili tra una ventina di giorni. Tuttavia tutto questo serve a capire come gli apparati dello Stato hanno affrontato quelle drammatiche emergenze. E poi penso che più persone hanno la possibilità di visionare quegli atti, più è possibile una verifica. Spesso singoli eventi hanno avuto straordinarie accelerazioni proprio da inchieste storiche o giornalistiche". nike air max command , La Nazionale affonda: il grido di Conte nel deserto - Repubblica.it Antonio Conte(agf) ROMA - Il calcio italiano sta vivendo il momento più basso di tutta la sua storia, e il grido di dolore di Antonio Conte rimbomba in una stanza vuota: ma che fosse vuota, era lui il primo a saperlo. A parte il primo dopoguerra, con il Grande Torino distrutto a Superga e un'intera nazione da ricostruire, mai il nostro sport più popolare ha vissuto una simile crisi di talenti e di organizzazione. Il declino strutturale e forse genetico, il poco coraggio dei club, l'esterofilia commerciale sfrenata hanno incenerito almeno tre generazioni di calciatori. Se uno stagionato campione come Totò Di Natale (37 anni!) detta ancora legge, se Totti (38!) continua ad essere irrinunciabile, se Buffon (36) e Pirlo (35) sono inamovibili e senza vera concorrenza, significa che l'intero movimento è immobile. Al commissario tecnico azzurro, il quale si scopre improvvisamente solo, vale comunque la pena ricordare come trattava lui la nazionale quand'era alla Juventus, e viveva alcune convocazioni da parte di Prandelli (ad esempio, quella di Chiellini a marzo) quasi come uno scippo, se non un affronto. Ora, dall'altra parte della barricata, Conte mette le mani avanti: dice che i giocatori sono scarsi e hanno poca voglia di lavorare. Mossa rischiosa, ma anche astuta e duplice: se le cose andranno bene, il merito sarà suo. Se andranno male, non potremo dirgli che non ci aveva avvertito. Al di là dei toni così simili a quelli che Conte usava quando tentava di forzare la mano alla Juventus, è innegabile che il calcio italiano sia diventato una specie di deserto. In attacco non produciamo quasi più nulla, colpa dell'invasione straniera ma non solo. E' come se non si riuscisse più a coltivare il talento. Ormai in Italia si gioca a calcio da bambini solo a pagamento, nelle scuole calcio da 400 euro di retta annua (come minimo), non esistono più cortili e oratori, campetti e parchi dove mettersi a colpire un pallone. E le stesse abitudini sportive dei giovani sono profondamente mutate: si praticano altri sport, oppure non si svolge attività fisica per niente (era impensabile, fino all'inizio degli anni Ottanta), i bambini sono obesi e sedentari, i genitori e i nonni gli riempiono l'agenda di impegni come se fossero amministratori delegati della Fiat, e il tempo per il gioco e per il corpo non c'è più, è tempo "ottimizzato", deve produrre compenso o giustificare il denaro speso dalle famiglie. Il piacere gratuito del calcio, così necessario alla crescita dei ragazzini (e, tra loro, al possibile sviluppo anche statistico dei campioni), è assolutamente scomparso. Le famiglie si sentono clienti delle scuole calcio, pretendono di monetizzare l'investimento: spesso, producono piccoli disadattati, figli di adulti frustrati e infelici.A questo si aggiunga la cecità programmatica dei dirigenti, che riscoprono i vivai soltanto adesso, perché hanno finito i soldi necessari ad acquistare i calciatori. Li prendono ancora all'estero, perché si risparmia e perché si può lucrare con la complicità di mediatori senza scrupoli, autentici marchettatari, veri commercianti di carne umana. Se altre nazioni, come la Germania e la Spagna, hanno impostato un lavoro a lunga scadenza raccogliendo frutti copiosi dopo qualche anno di pazienza, noi siamo retrocessi quasi in fondo all'Europa, e oggi fatichiamo pure contro l'Albania dopo avere preso una lezione di calcio dalla Croazia, per tacere le umiliazioni ai mondiali di Sudafrica e Brasile. Di fronte a questo meritato e comprensibilissimo scempio, vale a ben poco l'urlo di Conte: fa rumore, non sostanza. Del resto, potrebbe forse il calcio essere diverso da un Paese in profondissima crisi etica ed economica? Con che coraggio chiedere a una ventina di ragazzi che corrono dietro a una palla un segnale opposto a quello dato dalla cosiddetta società civile, dalla politica, dall'imprenditoria e da molti di noi, ogni giorno? nike air max command,Prada, la mini bag in tessuto per l'estate 2013: un must have!

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Buy online nike air max command, F1, Ferrari; Alonso ai titoli di coda: ''Pochi risultati, ma ho sempre dato il massimo'' - Repubblica.it Fernando Alonso(agf) ABU DHABI -Titoli di coda sulla storia tra Fernando Alonso e la Ferrari. Il Gran Premio di Abu Dhabi, in programma domenica prossima, sarà l'ultimo appuntamento stagionale del Mondiale e, anche se ancora non c'è l'ufficialità, l'ultima gara del pilota spagnolo a bordo della Rossa. Le parole dell'ex iridato non lasciano infatti dubbi: "E' l'ultimo Gp, finisce la stagione nella quale penso di aver reso al mio miglior livello. Senza risultati, lo so..."."SARA' UN BEL FINALE" - Quello tra Ferrari e Alonso è stato un rapporto nato sotto i migliori auspici, ma che non ha portato ai risultati sperati. Più di una volta, anche durante la stagione in corso, ci sono stati forti attriti tra il pilota e gli uomini dei box. Ma Fernando chiude senza rimpianti: "La complicità con la monoposto è stata fantastica. Posso dire di aver reso al massimo". Il suo posto verrà preso da Sebastian Vettel, mentre il futuro del pilota di Oviedo sarà con ogni probabilità in McLaren, anche se l'annuncio continua a slittare. Intanto ad Abu Dhabi, Alonso può conquistare i punti utili per salire al quarto posto nella classifica piloti e per portare la Ferrari al terzo posto tra i costruttori. Si giocano molto di più, invece, Lewis Hamilton e Nico Rosberg. I due alfieri della Mercedes si contenderanno il Mondiale fino all'ultimo giro. "Voglio augurare buona fortuna a Lewis Hamilton e a Nico Rosberg -conclude il ferrarista- che hanno fatto un lavoro perfetto per tutto l'anno! Bel finale...". nike air max command Cuissardes: gli stivali must dell'inverno 2011