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confronta prezzi e offerte nike air max classic ,clothing and accessories for men on solarissport. Welcome to our online sotre nike air max classic 2013 latest Luxury Items free Shipping Furlan: "Non ha senso fermare il Paese, la riforma sta migliorando, protesta sul contratto statali" - Repubblica.it Annamaria Furlan ROMA. "La Cisl non farà lo sciopero generale con Cgil e Uil", annuncia Annamaria Furlan, neosegretario generale della Cisl. "Non ci sono motivazioni valide per fermare il paese: il jobs act, in fondo, sta cambiando in meglio. Faremo invece lo sciopero generale per il rinnovo del contratto del pubblico impiego".Dunque lei risponderà no ai suoi colleghi nel vertice già previsto per oggi?"Esatto. Ma non c'è nulla di nuovo sotto il sole. Per la Cisl gli scioperi generali si fanno solo su obiettivi precisi: lo diciamo da sempre. In questo caso, invece, sarebbe solo inopportuno e inefficace: la motivazione è troppo debole".Il Jobs Act non è un obiettivo definito?"No, perché quelle norme stanno cambiando in positivo e in sede di decreti attuativi vedremo di migliorarle ancora".Neanche la legge di Stabilità è un obiettivo?"No. La Finanziaria contiene cose positive e cose da cambiare ma tutto questo non giustifica uno sciopero generale. Non l'abbiamo fatto neppure con Monti quando era davvero un testo da lacrime e sangue, figurarsi ora".Una mobilitazione unitaria, però, avrebbe un significato politico. Sono anni che non vi muovete tutti insieme..."Gli scioperi unitari non si fanno quando qualcuno definisce da solo testo, percorso, data. A noi non piace agganciarci".La Uil l'ha fatto, però."Io rappresento la Cisl e dico che così non si costituiscono le azioni unitarie".Cosa bisognerebbe fare, invece?"Noi siamo per fare la mobilitazione su obiettivi precisi e ben individuati che vogliamo cambiare. Il contratto degli statali è un obiettivo che anche gli altri dovrebbero considerare".Scusi, ma come pensa di ottenere il consenso dei suoi colleghi se poi lei di unità non ne vuole sapere?"Io spero che ci sia, invece, questo consenso"Chiederà loro di aderire alla "sua" agenda?"Si, certo. Naturalmente vedremo le risposte di Cgil e Uil. Di sicuro però le risposte del governo sulla pubblica amministrazione non ci sono state. Questo è un dato di fatto".Camusso pensa che non ci siano nemmeno sul lavoro. Anzi, lei vede un "accanimento" nel voler ridimensionare sempre più l'articolo 18."Un accanimento? A me non sembra affatto. Piuttosto noto che, come sempre, quando si parla di strumenti e regole del mercato del lavoro si tende a dividersi in modo ingiustificato e ideologico. Vale per il sindacato ma anche per il paese. Peccato, perché è una questione sensibile".A lei piacciono le proposte del governo sul Jobs Act? É soddisfatta del compromesso che si sta raggiungendo sui licenziamenti disciplinari ingiustificati?"Senza entrare nello specifico, per me il punto cruciale è: le proposte sono meglio o peggio di prima? Io dico che sono meglio rispetto alla stesura iniziale e aggiungo che possiamo migliorarle ancora in sede di decreti attuativi".Ma non è un po' vago rinviare tutto a "specifiche fattispecie" che saranno chiarite appunto solo nei decreti attuativi? O lei le conosce già, queste fattispecie?"Non conosco nulla ma so che noi saremo lì, in sede di decreti attuativi proprio per garantire che le cose siano fatte bene e per dare certezze ai soggetti più deboli, cioè ai lavoratori e alle lavoratrici. Qui parliamo del sangue delle persone, della loro vita. E per questo vorrei che la politica esprimesse il meglio"..

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Audace ma con ironia, ecco il Calendario Pirelli 2015 - Repubblica.it Candice Huffine nel backstage del Calendario Pirelli(ansa) Un calendario decisamente hot, molto anni 80, che ancora una volta brilla per la totale assenza di modelle italiane.Volgare? Forse, ma con glamour. Audace ma, si vorrebbe, con ironia. E' un ritorno al passato, a quel tipo di calendario che una volta si chiamava da camionista, il Pirelli 2015 griffato Steven Meisel. Un inno a una bellezza un po' fetish, lucente e patinata, e a una femminilità stuzzicante il cui unico filo conduttore si riduce allo stesso tipo di stoffa, o meglio di materiale, che copre, veste (pochissimo), e rende ancora più sexy le dodici modelle. E cioè il latex, sia esso un tanga scarlatto, una nera guepière strizzata in vita, un reggiseno poco pudico, un paio di stivali assassini. Squaderna tutto il repertorio del calendario da garage (ma lui preferisce parlare di "galleria di pin-up") il mostro sacro Steven Meisel, troppo famoso - ma lui dice troppo timido - per scomodarsi e venire a Milano a presenziare al lancio in pompa magna del "suo" Pirelli all'Hangar Bicocca. Mi si nota di più se non vado... e lui se ne è rimasto a New York, da dove manda a dire a proposito delle foto che ha scattato per il calendario: "A mio avviso sono questi i modelli estetici di riferimento del mondo odierno. Rappresentano gli stereotipi che la moda e lo star system impongono in questo momento". E ancora: "Non volevo fare un calendario concettuale, né legarlo a una particolare location, ma 12 manifesti in cui è la donna, con la sua sensualità, la protagonista assoluta di 12 immagini molto diverse fra loro".Guarda le immagini del calendario e del backstageStereotipi: è lui stesso a dirlo. Non poteva dunque mancare la furbata di inserire fra le modelle anche una signorina grandi forme, la bruna e americana Candice Huffine, un tantino minacciosa dal vivo non tanto per i suoi 90 chili benissimo portati, quando per il suo quasi metro e 90 di altezza. Top model curvy già molto affermata, interpreta Miss Aprile in corsetto nero che le lascia completamente nudo il petto, calze nere con la giarrettiera, neri tacchi a stiletto, in mano il frustino da dominatrice. Non lesina i superlativi Candice: "Questo è il quarto servizio fotografico che faccio con Meisel e ogni volta rimango senza fiato nel vedere quanto mi fa venire bella. Così bella che questa volta ho pianto di gioia. Lui è un grande apprezzatore della bellezza femminile indipendentemente dai chili. Né io mi sono mai sentita discriminata o esclusa a causa del mio peso". Nessun imbarazzo a posare in topless, anzi: "Steven mi ha fatto sentire felice di essere nella mia pelle. In questa foto è come se io stessa riuscissi ad abbracciare il mio corpo e a mostrare le mie curve con fierezza". #video-100858448 {position:relative;}#video-100858448 .overlay-play {position:absolute;width:100px;height:100px;left:229.0px;top:120.5px;background:transparent url('http://video.repubblica.it/common/static/player/2014/images/rrtv/player-placeholder-play.png') center center no-repeat;} Condividi Certo le 12 girls ritratte da Meisel sembrano un po' la caricatura della fanciulla sexy pronta a incarnare le fantasie sessuali più comuni e in fondo più banali di un immaginario erotico piuttosto prevedibile: c'è l'obbediente e bionda marinaretta con le cosce dischiuse, la donna soldato che vira sull'androgino, la bellezza in bicicletta con tanga a vista, l'ingenua ed eterea giovinetta in una vasca da bagno (non) ricoperta di schiuma, la fanciulla del west tutta frange col seno nudo, manca solo la ragazza vestita da sexy infermiera. Fra le 12 modelle & muse si segnalano la brasiliana Isabeli Fontana, che con questo totalizza il record assoluto di sette calendari Pirelli; la russa Natalia Vodianova, che ha posato pochi giorni dopo aver partorito il suo quarto figlio, moglie del miliardario tycoon del lusso Arnault jr; la brasiliana Adriana Lima immortalata nei succinti panni di donna pugile grondante sudore; e la veterana, pallidissima Karen Elson: "Meisel ha scelto donne di ogni tipo e ha voluto celebrarle indipendentemente dai loro chili e dalla loro età. Io per esempio ho 36 anni - racconta la Elson - E' un uomo molto calmo e paterno, non solo sensibile ma direi sensitivo: quando ti fotografa ti fa sentire come se tu fossi l'unica donna al mondo". nike air max classic , Francia, combine e trasferimenti illeciti: fermati i presidenti di Marsiglia e Caen - Repubblica.it Il presidente del Marsiglia Vincent Labrune(ap) PARIGI – Il calcio francese è ormai travolto da gli ultimi sviluppi di due inchieste distinte, che hanno già portato ad arresti, perquisizioni e interrogatori: tra i fermati spicca il nome di Vincent Labrune, presidente del Marsiglia, prelevato nella mattinata di martedì mattina dalle forze dell'ordine per chiarire tutti i dettagli sull'operazione relativa all'acquisto di André-Pierre Gignac dal Tolosa, nel 2010; da questo trasferimento è partita la prima indagine, per effetto della quale si trovano in stato di fermo anche due ex presidenti del Marsiglia, Pape Diouf (2004-2009) e Jean-Claude Dassier (2009-2011), e l'attuale direttore generale del club, Philippe Perez. L'indagine mira a far luce sulle commissioni collegate al trasferimento di Gignac, a cui il club lavorò insieme al procuratore del giocatore Jean-Christophe Cano. All'epoca dei fatti Dassier era alla guida del club, mentre Labrune era a capo del Consiglio di sorveglianza e, in quella veste, spettava a lui controllare e convalidare tutte le operazioni finanziarie.COMBINE IN LIGUE 2, IN MANETTE IL PRESIDENTE DEL CAEN - Nell'altra inchiesta in corso, invece, il mirino è puntato sulla presunta combine di diverse partite in Ligue 2: le manette sono scattate ai polsi del presidente del Caen, squadra neo-promossa in Ligue 1, Jean François Fortin. Gli inquirenti sospettano un suo coinvolgimento in un sistema nel quale il ruolo chiave sarebbe ricoperto da Jean Marc Conrad, n.1 del Nimes. L'indagine è partita da una serie di intercettazioni effettuate nell'ambito di un'altra inchiesta su una casa da gioco illegale di Parigi, che sponsorizza proprio il Nimes. Da qui sono emersi i contatti fra Conrad e Serge Kasparian, il proprietario della casa da gioco arrestato nei giorni scorsi. I due avrebbero organizzato un giro di partite truccate per garantire la salvezza al Nimes nella scorsa stagione. Gli inquirenti hanno fermato e ascoltato anche Olivier Dall'Oglio, tecnico del Dijon, per acquisire ulteriori elementi. nike air max classic,Havaianas e gli stivali da pioggia da non farsi mancare per l'autunno

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- SCARPE BASKET nike air max classic, Inter, Mancini-Moratti un incontro tra vecchi amici - Repubblica.it (ansa) MILANO - La "bomba" era in preparazione da parecchi giorni: il dg Fassone e il ds Ausilio avevano contattato Roberto Mancini che sulle prime si era mostrato perplesso, non capiva se l'Inter poteva fare davvero al caso suo. Poi le perplessità si sono diradate col passare dei giorni e al Mancio è tornata una gran voglia di Inter. E aveva già quasi preso la decisione definitiva, quando si è incontrato anche col suo vecchio presidente Moratti. Mancini torna all'Inter: una carriera con le sciarpe Un incontro tra vecchi amici, a Milano. Al riparo da sguardi e testimoni indiscreti. Erano stati amici, per come si può esserlo tra un presidente e un allenatore, perché legati dai successi che avevano conquistato insieme nell'era di post-Calciopoli: lo "scudetto di cartone", certo, che infernali discussioni ha portato e sempre porterà, ma anche un paio di scudetti non banali, uno a tempo di record nel 2006-2007 (la stagione in cui l'Inter vinse 17 partite consecutive in campionato) e uno in volata contro la Roma, all'ultimissima giornata, grazie ai due gol di Ibra nel nubifragio di Parma. Poi si erano lasciati male, con un orribile strascico di polemiche e accuse quando si trattò di rescindere il contratto, infine si erano riappacificati e da tempo i rapporti erano tornati buoni, anzi ottimi. Così quando Massimo Moratti e Roberto Mancini si sono visti ieri sera, è venuto tutto piuttosto naturale. "Solo tu puoi salvare l'Inter", ha detto in sostanza l'ex presidente, dimissionario da presidente onorario ma in realtà di nuovo assai coinvolto nelle vicende tecniche, dopo un incontro con Thohir lunedì scorso. Mancini ha preso atto della situazione, si è preso un po' di tempo per riflettere, per capire se questa nuova avventura alla guida dell'Inter (dopo quella del periodo 2004-2008) avrebbe avuto un senso oppure no. Infine il richiamo della panchina è stato troppo forte, e nella notte ha formalizzato l'accordo per il suo clamoroso ritorno. #video-100552972 {position:relative;}#video-100552972 .overlay-play {position:absolute;width:100px;height:100px;left:229.0px;top:120.5px;background:transparent url('http://video.repubblica.it/common/static/player/2014/images/rrtv/player-placeholder-play.png') center center no-repeat;} Condividi Mancini torna all'Inter perché Mazzarri non poteva più rimanere. Troppo orribili i rapporti con l'ambiente tutto, con una tifoseria che era arrivata a farsi beffe di lui in ogni modo: non più soltanto coi fischi ma ormai anche con il laser sparato in faccia durante le partite a San Siro. Troppo incerto il cammino della squadra, soprattutto nell'ultimo mese, senza che si notassero segnali di concreto miglioramento. Troppo poco in controllo della situazione Mazzarri, devastato dall'angoscia di non farcela, finito in un infernale loop di giustificazioni/spiegazioni che l'hanno spinto sempre più nell'angolo, ormai preda degli sberleffi di chiunque. Non poteva rimanere, Walter Mazzarri, e forse un po' l'aveva capito anche lui. Ora rescinderà il contratto ma pretenderà fino all'ultimo euro, probabilmente, dell'ingaggio che in estate gli era stato prolungato al giugno 2016 (e a rivederla adesso, quel prolungamento fu una decisione sbagliata di Thohir). Nella piccola storia del nostro campionato, si tratta comunque di un evento storico: mai nella sua carriera Walter Mazzarri era stato esonerato, questa è la sua prima volta.Mazzarri esonerato, ironia nerazzurra su Twitter Mancini invece dovrebbe aver sottoscritto un ingaggio biennale, ma forse c'è l'opzione per rescindere alla fine della stagione 2014-2015. Ne sapremo di più quando tutto sarà ufficiale. Mancini è stato ritenuto l'unico in grado di rilevare Mazzarri per alcuni motivi: il suo ritorno porterà una sicura ventata di entusiasmo nella tifoseria, che ormai disertava anche lo stadio; ha esperienza e carisma per entrare subito in sintonia con lo spogliatoio, anche se dei suoi vecchi giocatori non è rimasto nessuno; parla inglese in modo fluente, e questo gli permetterà di dialogare a dovere con Thohir (Mazzarri aveva sostanzialmente bisogno di un interprete); le altre scelte, cioè Spalletti, Leonardo o Stefano Vecchi non convincevano perché Spalletti non conosce l'ambiente interista, Leonardo è incerto sul da farsi ed è meno allenatore di Mancini, Vecchi troppo inesperto. Rimaneva il caro vecchio Mancio, ed eccolo qui, pronto a tornare. La vita è strana. Anche se i grandi ritorni, bisogna ricordarlo, quasi mai si sono risolti in un trionfo. Ma continuare con Mazzarri non si poteva davvero più. nike air max classic Divorzio al Mart di Rovereto, Cristiana Collu lascia: "Manca un'idea di museo" - Repubblica.it Cristiana Collu CRISTIANA Collu lascia il Mart di Rovereto. Il 31 gennaio scade il suo contratto da direttore. Anche se dovessero decidere di rinnovarglielo, lei non resterà. Non ci sono più le condizioni. "Le cose finiscono", dice. In tre anni ha ereditato la macchina modello del museo d'arte contemporanea al tempo della crisi. Ha riallestito la collezione con il progetto della Magnifica ossessione e visto la progressiva riduzione del contributo della Provincia autonoma di Trento. Ha messo Antonello da Messina a confronto con gli artisti di oggi e vissuto l'avvicendamento di due presidenti: da Franco Bernabè a Ilaria Vescovi, in carica dallo scorso aprile.Non ci sono più le condizioni per restare?"Un ciclo si è concluso. Il mio contratto era di durata triennale. E non è mai stato messo in discussione. Se la questione doveva porsi, andava fatto subito dal nuovo cda. C'era bisogno di rilanciare e di comunicare una certa visione del museo. Sarà la stessa degli anni precedenti? Di cosa si occuperà il Mart? Invece prevale una sorta di indefinitezza, probabilmente dettata dalla crisi generale che investe le istituzioni culturali oggi. Ma questa indefinitezza diventa poco interessante per un professionista".Mancano delle linee guida chiare in questo momento?"La presidenza ha dato una risposta a un cambiamento in atto in Trentino. In una provincia finora virtuosa, il Mart è stato esposto a una maggiore ricerca di fondi esterni: un fundraising più importante, rimandato per anni, ma che ora si è reso necessario".L'idea di puntare sul fundraising e su investimenti privati riduce la possibilità per un museo di fare ricerca e mantenere una qualità di offerta alta?"Per me no. Il Mart può essere il primo museo a puntare sulla conciliazione di questi due aspetti che sembrano inconciliabili in qualsiasi museo pubblico. Manca ancora un contorno preciso. Ma ormai guardo questa cosa da lontano. Resta da dire che su alcuni punti il matrimonio tra pubblico e privato è impossibile. La gestione di un'istituzione culturale ha ambiti che non devono prevedere compartecipazioni".Quali sono questi ambiti?"Il core business del museo, la sua l'identità vera e propria. Quello che il museo deve fare: la ricerca, la conservazione, la divulgazione, le sfide che lancia, il rischio che si prende nel momento in cui decide di interpretare la realtà attraverso l'unica modalità che ha. Con le immagini, le opere d'arte. Prima bisogna avere chiare queste premesse. Trovare dei fondi privati viene in un secondo momento. Al Mart questo non si è capito, ma forse non l'ho capito io".Quando ha ereditato da Gabriella Belli la direzione del Mart, diceva "la crisi può essere un'occasione"."Basta. Non se ne può più di queste definizioni. La mia nuova definizione di crisi è "le cose stanno così". La crisi è finita. La crisi è un punto di rottura. Dopo, segue un processo di adattamento. Le opportunità sono altrove adesso, non nella crisi. Dobbiamo immaginarci come se fossimo il passato del futuro. Altrimenti il futuro ci sfugge".Il curatore David Thorp, che lei ama citare, ha detto: "un'istituzione artistica del XXI secolo deve essere splendida quando è ricca, eroica quando non ha denaro". Questo eroismo a Rovereto c'è o non c'è?"Se sei povero e hai due figli, non puoi non mandarli entrambi all'università. Bisogna diventare eroi e riuscirci. L'estetica della recessione porta a essere molto protettivi e a una produzione culturale che perde aderenza. Si cerca un prodotto che garantisca i numeri, gli introiti. Come se fossero gli unici indicatori".La preoccupa il futuro del museo?"No: il Mart è un'istituzione solida e spero possa contare ancora sulle persone che l'hanno voluta per tutto questo tempo. Se lo merita".La rivista online Artribune ha scritto che il suo progetto per il Padiglione Italia della Biennale è stato scartato per avere sforato il budget richiesto dal ministero."Ho rispettato l'unica indicazione data: 400mila euro. Tutti i progetti possono essere ridimensionati o costare di più".Il progetto vedrà la luce da un'altra parte?"Era pensato per Venezia, ma il tema, che non mi va di raccontare, mi sta molto a cuore e non è detto che non possa essere declinato in un altro modo".Ci sono nuovi incarichi all'orizzonte? A Roma, magari?"Per adesso non ho un posto dove andare. Dovrei muovermi da dove mi trovo solo perché mi si offre qualcos'altro? In questo caso non è così. Ovviamente mi auguro di non rimanere un solo giorno senza lavorare".Come deve essere un direttore del Mart, ora che lo sa?"Deve portare la propria visione e agire in modo non condizionato. Altrimenti non è un ruolo che ha molto significato".